Il crawler web di Google simula di essere “inattivo” per eseguire JavaScript

Google’s Web Crawler Fakes Being “Idle” To Render JavaScript In una recente puntata del podcast Search Off The Record, è emerso che il sistema di rendering di Google ora simula di essere “inattivo” per innescare determinati eventi JavaScript e migliorare il rendering delle pagine web. Il podcast ha visto la partecipazione di Zoe Clifford del […]

Google’s Web Crawler Fakes Being “Idle” To Render JavaScript

In una recente puntata del podcast Search Off The Record, è emerso che il sistema di rendering di Google ora simula di essere “inattivo” per innescare determinati eventi JavaScript e migliorare il rendering delle pagine web.

Il podcast ha visto la partecipazione di Zoe Clifford del team di rendering di Google, che ha discusso di come i crawler web dell’azienda gestiscono i siti basati su JavaScript.

Questa rivelazione è illuminante per i web developer che utilizzano tali metodi per il caricamento differito dei contenuti.

Trucco di Google per l'”Idle”

Googlebot simula stati “inattivi” durante il rendering, il che attiva eventi JavaScript come requestIdleCallback.

I developer utilizzano questa funzione per ritardare il caricamento di contenuti meno critici finché il browser non è libero da altre attività.

Prima di questo cambiamento, il processo di rendering di Google era così efficiente che il browser era sempre attivo, causando il fallimento di alcuni siti nel caricare contenuti importanti.

Clifford ha spiegato:

“C’era un certo popolare sito di video che non nomino…che rimandava il caricamento di tutti i contenuti della pagina fino a dopo che requestIdleCallback era attivato”.

Poiché il browser non era mai inattivo, questo evento non si sarebbe attivato, impedendo a gran parte della pagina di caricare correttamente.

Falsificare il tempo di inattività per migliorare il rendering

Google ha implementato un sistema in cui il browser finge periodicamente di essere inattivo, anche quando è impegnato nel rendering delle pagine.

Questa modifica garantisce che i callback inattivi vengano attivati correttamente, consentendo alle pagine di caricare completamente i loro contenuti per l’indicizzazione.

Importanza della gestione degli errori

Clifford ha sottolineato l’importanza che i developer implementino una gestione degli errori elegante nel loro codice JavaScript.

Errori non gestiti possono portare a pagine vuote, reindirizzamenti o contenuti mancanti, influenzando negativamente l’indicizzazione.

Ha consigliato:

“Se c’è un errore, cerco semplicemente di gestirlo nel modo più elegante possibile… lo sviluppo web è roba difficile”.

Cosa significa tutto ciò?

Implicazioni per i web developer

Gestione elegante degli errori: Implementando una gestione elegante degli errori, si garantisce che le pagine si carichino come previsto, anche se alcuni elementi di codice falliscono.

Utilizzo prudente dei callback inattivi: Anche se Google si è adattato per gestire i callback inattivi, fare attenzione a non fare troppo affidamento su queste funzioni.

Implicazioni per i professionisti SEO

Monitoraggio e test: Implementare regolari monitoraggi e test del sito web per individuare problemi di rendering che potrebbero influenzare la visibilità nella ricerca.

Collaborazione con i developer: Collaborare con il proprio team di sviluppo per creare siti web user-friendly e search engine-friendly.

Apprendimento continuo: Mantenersi aggiornati sulle ultime novità e migliori pratiche su come i motori di ricerca gestiscono JavaScript, rendono le pagine web e valutano i contenuti.

Altri argomenti correlati al rendering discussi

La discussione ha toccato anche altri argomenti correlati al rendering, come le sfide poste dal rilevamento degli user agent e la gestione dei reindirizzamenti JavaScript.

L’intero podcast fornisce preziose informazioni sul rendering web e sui passi intrapresi da Google per valutare accuratamente le pagine.

Vedi anche: Google rende tutte le pagine per la ricerca, inclusi i siti pesanti di JavaScript.

Immagine in evidenza: fizkes/Shutterstock